Faccio ordine, rassetto la
casa del mio cuore. Qui in libreria, il silenzio. Lì sul divano, la calma tra i
cuscini. E sul tavolo stendo il velluto del mio perdono.
Sistemo i fiori della mia
allegria nel vaso sul trespolo. Ripongo nel mobile le foto della malinconia.
Metto in lavastoviglie la gelosia. Questa maglia appena unta di rabbia,
in lavatrice. Le parole di troppo spruzzo con lo smacchiatore, perché si sa
quelle son macchie difficili da eliminare. Il cassetto della vendetta e del
rancore è vuoto da sempre, e allora vi metto chili di gratitudine. Sistemo, con
le pile dei panni da stirare, i miei propositi per il futuro. Ecco un calzino
spaiato di amori a senso unico. Non è assolutamente da gettare; lo stendo al sole
insieme agli abbracci negati.
Nel cestone dei panni sporchi o usati ficco le critiche e le offese. Nel
panierino della tombola due desideri mai avverati. Le bambole della mia
infanzia felice colloco sulla credenza in salotto. Il pane appena
sfornato, sulla madia in cucina. In frigo ripongo le delusioni cocenti;
nell’armadio, i ricordi per l’inverno della mia vecchiaia perché mi tengano
caldo. Butto nel water la mia finta saggezza e tiro lo scarico. Vanno
nell’immondizia indifferenziata le cattiverie ricevute; nel cesto azzurro del
riciclabile, gli amori di plastica; nell’umido, gli amori veri che nutrono la
terra. Tra le pagine del mio diario infilo una ruga, una lacrima ed un capello
bianco. Nel bymbi vanno le cose amare da rimescolare, fuori alla porta il mio
nome da ricordare.
Sotto il cuscino
l’autoironia, per filtrare a fine giornata il mio vissuto. Nel forno metto a
scaldare la mia armatura da guerriero di burro. Un po’ di essenza di speranza
nei pourpourì. E al pianoforte, la mia anima nostalgica: suonami qualcosa!
Dopo la casa, è il momento
di curare la padrona. Polvere azzurra di cielo e sogni sulle palpebre, e sulle
labbra stendo la voglia di baci. Crema sulle mani che accarezzano la vita,
talco rinfrescante sui piedi che cammineranno tanto. Profumo di seduzione
spruzzo sul collo, anelli di vanità metto alle dita. E un fiore infilo tra i
capelli a ricordarmi la mia femminilità.
Tra i cioccolatini nel
portabonbon… la mia fantasia.
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