Archivio blog

sabato 15 febbraio 2020

La prima volta

Fu quando spalancasti il sipario del tuo sorriso
la nostra prima volta.
Davanti a una timida cioccolata calda
in un fumoso bar di periferia.
Suonava un Chet Baker
il suo jazz.

Mi tolsi il cappello della solitudine
troppo a lungo portato:
la tua anima interpretava
 versi e silenzi
che mi abitano
da ere ancestrali.
Ti riconobbi, eri tu:
il mio diapason
da secoli, da millenni.
Mi spogliai di viltà.
La nostra prima volta.
Mi tolsi pure le scarpe delle parole.

Muta restando,
I tuoi occhi erano i miei
Il mio battito, il tuo.

Mi sfilai le calze
in un giro di cucchiaino.
Mi infilai sotto le lenzuola
di tre pasticcini
profumati di marmellata.

Guardavi le mie dita sottili
e nude.
Le intrecciavi alle tue.
Erano le nostre mani
già incollate di argilla
per l’amore che immediatamente
costruivano.

Il nostro primo giorno
siamo stati muratori, ceramisti, scultori
di un impasto di vene e destino.

Il barista portò lo scontrino:
avevamo comprato cioccolata, pasticcini
e qualcosa che si chiama Noi.
La tromba di Chet non ha smesso mai.


Nessun commento:

Posta un commento