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martedì 31 luglio 2012

Giornalismo scolastico: l'arma delle nostre idee e la quarta competenza


Tutto quello che ho per difendermi è l’alfabeto: è quanto mi hanno dato al posto di un fucile. (P.Path, “Operazione Shilock”).
La parola è uno strumento dalle potenzialità infinite, un’arma. Insegnare ai ragazzi a comunicare le proprie idee rafforza la loro identità, li rende più consapevoli delle proprie qualità interiori e, soprattutto, salvaguarda la loro coscienza critica dalla dilagante massificazione. Per questo è importante investire energie e impegno nel giornalismo scolastico, offrendo ai ragazzi uno spazio di espressione delle loro idee. E, magari, chiedere il supporto di un esperto esterno, aprendo così le porte al mondo dei giornalisti professionisti, il cui aiuto è indispensabile per offrire un patrimonio di know how, sia sotto il profilo giuridico organizzativo che sotto quello dei contenuti e della loro attualità. Il giornalismo diventa così, non solo un laboratorio di scrittura, ma una palestra aperta al confronto, una lente d’ingrandimento sul mondo intorno a noi e, soprattutto, uno strumento costruttivo e complementare ai mezzi didattici tradizionali, utile a rompere quella specie di isolamento in cui si ritrova la scuola. Sì, perché, in questo che è il secolo dei media, la scuola ha un nuovo compito: insegnare la quarta competenza, dopo il leggere, scrivere e far di conto: quella mediatica. Se infatti la scuola si volge al passato privilegiando i testi scritti, i media – che collocano i giovani nell’agorà del vivere sociale e democratico - si rivolgono invece all’attualità e utilizzano forme nuove di comunicazione. Essi possono, dunque, essere considerati uno strumento della didattica. Conoscere i media e il loro corretto uso oggi dovrebbe essere un dovere, una necessità e un diritto per tutti. Purtroppo, constatiamo che esistono nuove povertà, ci sono inforicchi e infopoveri. Alla scuola, dunque, il compito di attenuare queste differenze, garantendo un minimo di conoscenza di questi mezzi (specie internet e il quotidiano, saldamente connessi) dal potere espressivo illimitato. Ma il giornalismo scolastico ha ancora altri pregi. Esso può rappresentare un viaggio di scoperta del nostro territorio, dei suoi luoghi, dei suoi punti di forza. I ragazzi, al sapere “confezionato” dei pur necessari manuali scolastici, possono aggiungere un sapere “costruito” da loro e frutto della collaborazione di un intero gruppo. Un’esperienza fondante, a mio avviso. E che sottolinea l’importanza di valorizzare il rapporto scuola-mondo esterno. L’apprendimento allora diventa coinvolgente, un momento che attiva la capacità di provare emozioni: è la parte affettiva dell’apprendimento. Mettendo da parte ogni eccesso di rigore - inopportuno per questa età - si può spronare l' entusiasmo dei baby-giornalisti, la loro curiosità verso temi anche semplici, e provare a far sì che il giornalino sia il vero specchio dell’ animo dei ragazzi; si può riprovare a “e-ducare”, che dovrebbe essere l’essenza del nostro lavoro.
Inoltre, suscitare nei ragazzi curiosità, piacere di osservare, amore verso il proprio paese serve a gratificare anche noi e a rafforzare motivazione e passione educativa, così necessarie per continuare serenamente in quella che è la più difficile ma incantevole delle professioni.

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