Camilla ha tirato la coperta
tutta dal suo lato. Ha freddo. Si gira a guardare suo marito: sul comodino di lui, al
chiarore vacuo del lumicino notturno, biancheggia una pillola. Ecco, ha
dimenticato nuovamente di prenderla! La sera crolla guardando la tv e se ne
scorda.
Sta russando profondamente. Non le dà
fastidio. Ormai ci è abituata. Sono cinquanta anni di vita insieme. Lei aveva
solo sedici anni quando lui la prese per la prima volta. Era un ventenne forte
e risoluto, Alberto. Le era piaciuto per la simpatia. Quanto la faceva ridere! Serate
intere a ridere e gioire, correre, chiacchierare.
Di lui conosce ogni più
piccolo particolare; ogni pensiero recondito, sa leggere. E lui di lei, ogni
più piccolissimo odore nascosto, ogni neo, ogni ruga.
Alberto russa, con la bocca
spalancata e il capo reclinato all’indietro. Emette un sibilo intermittente,
mentre la pancia va su e giù. Lo guarda, Camilla. Beato lui, pensa. Lei invece
è insonne. E la vescica è piena. Si alza per andare in bagno. Prende la piccola
torcia sul comodino per farsi luce. Tanto ogni notte è così. Si mette sulle
spalle la lisesa di lana che lei stessa ha fatto con i ferri. A passetti
piccoli va in bagno. Quando torna, suo marito è desto.
- - Ti ho svegliato… mi spiace…
- - Mi hai lasciato senza coperta… - risponde lui,
ironico.
La tira a sé dolcemente,
risistemando il piumone.
È bello stare stretti stretti, avvolti a
cucchiaio. La testa di lui affonda nella chioma canuta e morbida di lei. Nel
suo odore di gattino bagnato. Tiene le mani
avvinghiate al bacino ossuto della consorte, Alberto. Gioca coi piedi di
Camilla. Gli è sempre piaciuto sentire quei piccolissimi piedi ghiacciati. Strofinarci
i propri.
Con una mano le accarezza i
capelli e le soffia sul collo.
- - Ho freddo, Albe’ – sussurra lei strofinando di rimando
i suoi piedi con quelli del marito, nodosi e duri. Ma lui è un termosifone. Il calore
del suo corpo è già arrivato a scaldarla.
Il marito gioca con la
bocca sul collo di lei. E una mano s’intrufola sotto la maglia del pigiama a cercare
i capezzoli. Trova un’altra maglia, e poi un’altra ancora.
Si ritrae, lei, appena un pochino. È l’effetto del pudore. Dopo
tanti anni non le è ancora passato. Fanno l’amore così, al buio. Senza fretta, senza
più la passione in corsa. Alberto quasi nudo, lei mezza imbacuccata nella lana.
Ci ha provato lui a chiedere di più, ma poi si è arreso. Sua moglie è così. Mette
una specie di muro, si irrigidisce. A volte ha paura di farsi male. Lui ha imparato ad essere delicato, lento,
attento.
Lo ha educato lei all’amore.
Quando fanno sesso hanno nella mente il ricordo dei loro anni
ruggenti, il furore, l’ardore, le sperimentazioni rubate. Quelle che Alberto
riusciva a strappare alla moglie pudica, dopo tante insistenze.
Piccole grandi cose
intime.
Ora è diverso. Fanno l’amore
senza urgenza. Sopita è la furia ormonale; la foga dei baci a morsi è un
lontano ricordo.
La notte è
lunghissima, nessuna sveglia li tirerà giù dal letto.
Si amano con lentezza infinita, indugiando nei gesti,
nelle lunghe carezze.
Sì, lo ha educato lei all’amore, ha vinto lei: è tenerezza
infinita….