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giovedì 21 marzo 2024

AL LARGO DI SANTA CRUZ “Si torna sempre, ma solo dove si è stati bene”

 

 



Il libro di Filomena Baratto, A largo di Santa Cruz, ha trovato in me diversi risonatori. Sono una fiabista e mi ha colpito intanto la struttura dell’opera, una struttura archetipale che segue molto le funzioni di Propp. Ma di questo parlerò meglio dopo.

Il racconto, tessuto con ricchezza di dettagli, personaggi complessi e intrecci narrativi, si svolge attorno alla figura centrale di Jacopo Stazio, un capitano di nave mercantile, e il suo viaggio sia letterale che metaforico attraverso amore, perdita, avventura e redenzione. La narrazione si dipana su uno sfondo di viaggi marittimi, intrighi economici e relazionali, toccando tematiche profonde come il destino, la lealtà, l'amore perduto e ritrovato, e la ricerca della propria identità e felicità.

La storia inizia con la partenza della nave Madeira dal porto di Napoli, sottolineando immediatamente il tema del viaggio e del cambiamento. Jacopo appare come un personaggio complesso, diviso tra le responsabilità familiari e professionali, con un matrimonio che porta con sé delle complessità emotive. La partenza della Madeira non è solo fisica ma simbolizza anche la distanza emotiva tra Jacopo e Sara, sua moglie, evidenziando il tema della lontananza nelle relazioni. L'elemento del viaggio verso Lagos, capitale della Nigeria, aggiunge un ulteriore livello di avventura e incertezza, con la tensione data dal carico eccessivo della nave e dalla deviazione non prevista verso le Azzorre. Questo inizio pone le basi per una narrazione ricca di sviluppi, sia sul piano dei personaggi che su quello della trama avventurosa. La narrazione si approfondisce nel rivelare un passato amoroso con Rose, una donna che Jacopo ha amato in gioventù e che è stata allontanata da lui per decisioni familiari e sociali.

Il viaggio della Madeira si rivela pieno di pericoli fisici e morali. Jacopo affronta tempeste sia letterali, con la nave che rischia di affondare, sia figurative, nelle sue relazioni personali e nella scoperta di intrighi che lo coinvolgono personalmente e professionalmente. Tutto nel romanzo segue la doppia scia: il piano letterale e quello figurato si ricorrono come onde del mare. È infatti anche metaforico il viaggio. Lo è il carico pesante della nave. Lo è la distanza che lui prende dalla moglie Sara. Lo sono le burrasche del mare.

La storia prende una svolta drammatica quando Jacopo, creduto morto in un incendio a bordo della nave, si ritrova cieco ma vivo. Questa condizione lo porta a riflettere profondamente sulla sua vita, sui suoi errori e sulle possibilità di redenzione e rinnovamento. Naturalmente, anche la cecità di Jacopo diventa metafora di una ricerca interiore e di una purificazione, attraverso la quale cerca di riconciliarsi con il suo passato e di trovare una nuova direzione per il suo futuro.

La narrazione trova la climax nel confronto tra Jacopo e Krups, un antagonista chiave nella storia, che rivela ulteriori livelli di intrighi e manipolazioni.

Senza spoilerare il finale, diciamo  solo che offre una chiusura circolare e simbolica al racconto. La circolarità è molto presente nel racconto della Baratto. Un racconto possibilista, che racchiude in sé la magia delle seconde possibilità che la vita può offrirci, se ci crediamo fermamente. Con fede. La frase "si torna sempre, ma solo dove si è stati bene" sintetizza il tema del ritorno, non solo geografico ma emotivo e spirituale, alla propria essenza e alle radici del proprio essere.

 

Conclusioni- Il libro della Baratto è un viaggio attraverso la tempesta della vita, dove i personaggi sono costantemente messi alla prova da forze esterne e interne. Attraverso le vicissitudini di Jacopo e degli altri personaggi, l'Autrice esplora temi universali come l'amore, il tradimento, la redenzione e il significato stesso dell'esistenza. Cos’è l’esistenza? Ce lo aveva detto Itaka di Konstantinos Kavafis.o altri come Marcel Proust: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi ”.  Inoltre, la Baratto ha saputo descrivere anche con dovizia di tecnicismi: il dettaglio dell'impasto usato per il rattoppo della nave aggiunge un elemento di autenticità marittima, illustrando le pratiche di emergenza in situazioni critiche. Con uno stile ricco di immagini e un intreccio complesso, la storia affascina e coinvolge, lasciando il lettore con profonde riflessioni sulla capacità umana di affrontare le avversità, di cambiare e di trovare la propria via verso la luce, anche attraverso le tenebre più oscure.

Il racconto fin qui descritto presenta la struttura archetipale di molte narrazioni. Si possono nettamente individuare diverse Carte di Vladimir Propp, teorico russo che ha identificato una serie di funzioni ricorrenti nelle antiche narrazioni, non solo fiabesche, ma applicabili anche a narrazioni più complesse. Tant’è che erano presenti anche nei poemi omerici. Si pensi all’Iliade e all’Odissea; ma anche all’Eneide. Io ne ho individuate qui almeno una dozzina, che cito.

1. Allontanamento (funzione I): Questa funzione si verifica quando il protagonista, Jacopo, lascia il porto di Napoli. L'allontanamento segna l'inizio dell'avventura e la transizione dal mondo familiare a quello sconosciuto.

2. Divieto (funzione II): Il "divieto" lo troviamo nelle restrizioni sociali e familiari che hanno impedito a Jacopo e Rose di restare insieme in gioventù.

3. Violazione (funzione III): La partenza della Madeira contro le preoccupazioni di Jacopo riguardo al carico eccessivo può essere vista come una violazione di un principio di sicurezza.

4. Ricerca (funzione VIII): Jacopo intraprende una ricerca non solo fisica, verso destinazioni come le Azzorre e Lagos, ma anche emotiva, cercando di riconnettersi con Rose e affrontare i suoi sentimenti.

5. Lotta (funzione XI): La lotta di Jacopo contro le tempeste e i sabotaggi alla nave rappresenta questa funzione, così come la sua lotta interiore con i sentimenti di tradimento e perdita.

6. Aiuto (funzione X): Jacopo riceve aiuto in varie forme, come quando Filippo gli organizza l'incontro con Rose o quando Maggie prova a intervenire.

7. Riconoscimento (funzione XVI): Il riconoscimento avviene quando Jacopo e Rose si riconoscono alla festa organizzata da Krups, nonostante il tempo trascorso e i cambiamenti nelle loro vite.

8. Esposizione dei falsi eroi (funzione XXV): Questa funzione può essere vista nella rivelazione delle vere intenzioni di personaggi come Montero e Krups, che si presentano con motivazioni nascoste.

9. Transfigurazione (funzione XXIX): La cecità di Jacopo e la sua successiva accettazione di una nuova identità rappresentano una transfigurazione, attraverso la quale il protagonista subisce una trasformazione interiore ed esteriore.

10. Ritorno (funzione XXX): Il ritorno di Jacopo a Sorrento, dove decide di stabilirsi e vivere una vita più pacifica, chiude il ciclo del viaggio.

11. Matrimonio (funzione XXXI): Sebbene il racconto non culmini in un nuovo matrimonio per Jacopo, la riconnessione con Rose e la scoperta di un figlio segnano un'unione emotiva e il completamento della sua ricerca personale.

Queste funzioni di Propp nel racconto illustrano sì la struttura archetipale di molte narrazioni, ma evidenziano altresì come storie complesse e moderne possano ancora riflettere schemi narrativi profondamente radicati nella tradizione letteraria.

La cosa che più mi ha colpito in assoluto di questo libro e per la quale mi è parso di entrare in connessione con la personalità dell’Autrice è il fatto che questo romanzo sia fortemente Possibilista, che offra le cosiddette “Seconde possibilità”. Non era facile per Jacopo re-incontrare la sua Rose della gioventù al largo di Santa Cruz. Una visione magica della vita, che offre fiducia, seducendo il lettore con accadimenti incredibili, come l’arrivo di Moreno con la nave marocchina, nel posto giusto al momento giusto, quando il lettore stava tremando.  E l’elemento magico è rappresentato anche dalla veggente, Cornelia. “Si torna sempre, ma solo dove si è stati bene” è una delle frasi che colpiscono il lettore. Le cose belle accadono, ma solo se siamo disposti a lottare per esse. È questo il messaggio sotteso al testo. La fede nel viaggio di cui parla Kavafis. La fiducia nel cuore. Lui sa.

E il bellissimo personaggio Cornelia dirà: “Non disperi, Capitano. La vita va e viene. Tutto è a doppio: il bello e il brutto, il sano e il malato, l’uomo ha bisogno dell’uno e dell’altro”. C’è tanta saggezza in questa bellissima frase. Ci condensa il senso della vita. Ne dà la chiave di lettura.

Alle funzioni di Propp si aggiungono - ho notato – confessioni e soprattutto confidenze, come strutture ricorrenti. Sì, i personaggi si lasciano andare a confidenze. Sono, mi pare, funzionali al dipanarsi della storia con i suoi numerosi intrighi. Linguaggio, questo, più vicino alla soap opera, ai teleromanzi. E che dunque mescola strutture narrative più moderne a quelle classiche individuate prima. E il romanzo mi pare si presti ad essere pellicola anche perché ha un favoloso protagonista, il Mare. Che non è soltanto spettatore delle vicende di Jacopo.

Secondo me, è proprio l’anima dell’Autrice.

 

Relatrice: Prof.ssa Sonia D’Alessio