Il
libro di Filomena Baratto, A largo di Santa Cruz, ha trovato in me diversi
risonatori. Sono una fiabista e mi ha colpito intanto la struttura dell’opera,
una struttura archetipale che segue molto le funzioni di Propp. Ma di questo
parlerò meglio dopo.
Il racconto, tessuto con ricchezza di
dettagli, personaggi complessi e intrecci narrativi, si svolge attorno alla
figura centrale di Jacopo Stazio, un capitano di nave mercantile, e il suo
viaggio sia letterale che metaforico attraverso amore, perdita, avventura e
redenzione. La narrazione si dipana su uno sfondo di viaggi marittimi, intrighi
economici e relazionali, toccando tematiche profonde come il destino, la
lealtà, l'amore perduto e ritrovato, e la ricerca della propria identità e
felicità.
La storia inizia con la partenza della
nave Madeira dal porto di Napoli, sottolineando immediatamente il tema del
viaggio e del cambiamento. Jacopo appare come un personaggio complesso, diviso
tra le responsabilità familiari e professionali, con un matrimonio che porta con
sé delle complessità emotive. La partenza della Madeira non è solo fisica ma
simbolizza anche la distanza emotiva tra Jacopo e Sara, sua moglie, evidenziando
il tema della lontananza nelle relazioni. L'elemento del viaggio verso Lagos,
capitale della Nigeria, aggiunge un ulteriore livello di avventura e
incertezza, con la tensione data dal carico eccessivo della nave e dalla
deviazione non prevista verso le Azzorre. Questo inizio pone le basi per una
narrazione ricca di sviluppi, sia sul piano dei personaggi che su quello della
trama avventurosa. La narrazione si approfondisce nel rivelare un passato
amoroso con Rose, una donna che Jacopo ha amato in gioventù e che è stata
allontanata da lui per decisioni familiari e sociali.
Il viaggio della Madeira si rivela pieno
di pericoli fisici e morali. Jacopo affronta tempeste sia letterali, con la
nave che rischia di affondare, sia figurative, nelle sue relazioni personali e
nella scoperta di intrighi che lo coinvolgono personalmente e
professionalmente. Tutto nel romanzo segue la doppia scia: il piano letterale e
quello figurato si ricorrono come onde del mare. È infatti anche metaforico il
viaggio. Lo è il carico pesante della nave. Lo è la distanza che lui prende
dalla moglie Sara. Lo sono le burrasche del mare.
La storia prende una svolta drammatica
quando Jacopo, creduto morto in un incendio a bordo della nave, si ritrova
cieco ma vivo. Questa condizione lo porta a riflettere profondamente sulla sua
vita, sui suoi errori e sulle possibilità di redenzione e rinnovamento.
Naturalmente, anche la cecità di Jacopo diventa metafora di una ricerca interiore e di una purificazione,
attraverso la quale cerca di riconciliarsi con il suo passato e di trovare una
nuova direzione per il suo futuro.
La narrazione trova la climax nel
confronto tra Jacopo e Krups, un antagonista chiave nella storia, che rivela
ulteriori livelli di intrighi e manipolazioni.
Senza spoilerare il finale, diciamo solo che offre una chiusura circolare e
simbolica al racconto. La circolarità è molto presente nel racconto della
Baratto. Un racconto possibilista, che racchiude in sé la magia delle seconde
possibilità che la vita può offrirci, se ci crediamo fermamente. Con fede. La
frase "si torna sempre, ma solo
dove si è stati bene" sintetizza il tema del ritorno, non solo
geografico ma emotivo e spirituale, alla propria essenza e alle radici del
proprio essere.
Conclusioni- Il
libro della Baratto è un viaggio attraverso la tempesta della vita, dove i
personaggi sono costantemente messi alla prova da forze esterne e interne.
Attraverso le vicissitudini di Jacopo e degli altri personaggi, l'Autrice
esplora temi universali come l'amore, il tradimento, la redenzione e il
significato stesso dell'esistenza. Cos’è l’esistenza? Ce lo aveva detto Itaka
di Konstantinos Kavafis.o altri come Marcel Proust: “Il vero viaggio di
scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi ”. Inoltre, la Baratto ha saputo descrivere anche
con dovizia di tecnicismi: il dettaglio dell'impasto usato per il rattoppo
della nave aggiunge un elemento di autenticità marittima, illustrando le
pratiche di emergenza in situazioni critiche. Con uno stile ricco di immagini e
un intreccio complesso, la storia affascina e coinvolge, lasciando il lettore
con profonde riflessioni sulla capacità umana di affrontare le avversità, di
cambiare e di trovare la propria via verso la luce, anche attraverso le tenebre
più oscure.
Il racconto fin
qui descritto presenta la struttura archetipale di molte narrazioni. Si possono
nettamente individuare diverse Carte di Vladimir Propp, teorico russo che ha
identificato una serie di funzioni ricorrenti nelle antiche narrazioni, non
solo fiabesche, ma applicabili anche a narrazioni più complesse. Tant’è che erano
presenti anche nei poemi omerici. Si pensi all’Iliade e all’Odissea; ma anche
all’Eneide. Io ne ho individuate qui almeno una dozzina, che cito.
1. Allontanamento
(funzione I): Questa funzione si verifica quando il protagonista, Jacopo,
lascia il porto di Napoli. L'allontanamento segna l'inizio dell'avventura e la
transizione dal mondo familiare a quello sconosciuto.
2. Divieto
(funzione II): Il "divieto" lo troviamo nelle restrizioni sociali e
familiari che hanno impedito a Jacopo e Rose di restare insieme in gioventù.
3. Violazione
(funzione III): La partenza della Madeira contro le preoccupazioni di Jacopo
riguardo al carico eccessivo può essere vista come una violazione di un
principio di sicurezza.
4. Ricerca
(funzione VIII): Jacopo intraprende una ricerca non solo fisica, verso
destinazioni come le Azzorre e Lagos, ma anche emotiva, cercando di
riconnettersi con Rose e affrontare i suoi sentimenti.
5. Lotta (funzione
XI): La lotta di Jacopo contro le tempeste e i sabotaggi alla nave rappresenta
questa funzione, così come la sua lotta interiore con i sentimenti di
tradimento e perdita.
6. Aiuto (funzione
X): Jacopo riceve aiuto in varie forme, come quando Filippo gli organizza
l'incontro con Rose o quando Maggie prova a intervenire.
7. Riconoscimento
(funzione XVI): Il riconoscimento avviene quando Jacopo e Rose si riconoscono
alla festa organizzata da Krups, nonostante il tempo trascorso e i cambiamenti
nelle loro vite.
8. Esposizione dei
falsi eroi (funzione XXV): Questa funzione può essere vista nella rivelazione
delle vere intenzioni di personaggi come Montero e Krups, che si presentano con
motivazioni nascoste.
9. Transfigurazione
(funzione XXIX): La cecità di Jacopo e la sua successiva accettazione di una
nuova identità rappresentano una transfigurazione, attraverso la quale il
protagonista subisce una trasformazione interiore ed esteriore.
10. Ritorno
(funzione XXX): Il ritorno di Jacopo a Sorrento, dove decide di stabilirsi e
vivere una vita più pacifica, chiude il ciclo del viaggio.
11. Matrimonio
(funzione XXXI): Sebbene il racconto non culmini in un nuovo matrimonio per
Jacopo, la riconnessione con Rose e la scoperta di un figlio segnano un'unione
emotiva e il completamento della sua ricerca personale.
Queste funzioni di Propp nel racconto
illustrano sì la struttura archetipale di molte narrazioni, ma evidenziano altresì
come storie complesse e moderne possano ancora riflettere schemi narrativi
profondamente radicati nella tradizione letteraria.
La cosa che più mi ha
colpito in assoluto di questo libro e per la quale mi è parso di entrare in
connessione con la personalità dell’Autrice è il fatto che questo romanzo sia
fortemente Possibilista, che offra le cosiddette “Seconde possibilità”. Non era
facile per Jacopo re-incontrare la sua Rose della gioventù al largo di Santa
Cruz. Una visione magica della vita, che offre fiducia, seducendo il lettore
con accadimenti incredibili, come l’arrivo di Moreno con la nave marocchina,
nel posto giusto al momento giusto, quando il lettore stava tremando. E l’elemento magico è rappresentato anche
dalla veggente, Cornelia. “Si torna sempre, ma solo dove si è stati bene” è una delle frasi che colpiscono il
lettore. Le cose belle accadono, ma solo se siamo disposti a lottare per esse. È
questo il messaggio sotteso al testo. La fede nel viaggio di cui parla Kavafis.
La fiducia nel cuore. Lui sa.
E il bellissimo
personaggio Cornelia dirà: “Non disperi, Capitano. La vita va e viene. Tutto è
a doppio: il bello e il brutto, il sano e il malato, l’uomo ha bisogno dell’uno
e dell’altro”. C’è tanta saggezza in questa bellissima frase. Ci condensa il
senso della vita. Ne dà la chiave di lettura.
Alle funzioni di Propp si
aggiungono - ho notato – confessioni e soprattutto confidenze, come strutture
ricorrenti. Sì, i personaggi si lasciano andare a confidenze. Sono, mi pare,
funzionali al dipanarsi della storia con i suoi numerosi intrighi. Linguaggio,
questo, più vicino alla soap opera, ai teleromanzi. E che dunque mescola
strutture narrative più moderne a quelle classiche individuate prima. E il
romanzo mi pare si presti ad essere pellicola anche perché ha un favoloso
protagonista, il Mare. Che non è soltanto spettatore delle vicende di Jacopo.
Secondo me, è proprio l’anima
dell’Autrice.
Relatrice: Prof.ssa Sonia
D’Alessio
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