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mercoledì 31 luglio 2024

ANAMìA, RECENSIONI




Rosso Scarlatto Sarnese
- Dr Domenico Cassano

È vero il detto: “Il vaso vuoto fa più rumore.”

William Shakespeare, Enrico V.

 

Annuccia è un’adolescente che ha congelato la sua vita affettiva negli sterili rituali di un disturbo alimentare: tra digiuni e abbuffate, vomiti e condotte autolesive, la ragazza sembra aver annullato ogni suo desiderio vitale e completamente disperso la propria identità. A nulla, giovano le amorevoli attenzioni di Carla, mamma perfetta ma alienante e fusionale né il conforto della famiglia di appartenenza, compatta e perbene, per quanto tradizionale e bigotta.

In uno scenario surreale, dalle accese tinte rosso scarlatto - il colore che simboleggia la solitudine- un'avvincente aura di mistero avvolge i protagonisti della vicenda: tra essi campeggia l'evanescente figura di Fraccistracci, pietrificata nei sentimenti, chiusa al mondo e a ogni possibile apertura alla speranza.

Come in un thriller, in un crescendo dal forte coinvolgimento emotivo, Annuccia riuscirà a ricomporre i frammenti di una oscura vicenda familiare fatta di malcelate verità, affetti negati e vite strozzate. Col suo grido disperato rivolto al mondo: “ci sono anch'io. a modo mio”, la fragile adolescente trasformerà l'horror vacui in cui sembra essere precipitata in uno spazio fertile in cui far germogliare le proprie risposte al sentimento dell'amore e al significato dell'esistenza. Con la dolcezza e la sensibilità che le sono proprie, l'autrice ci conduce nei meandri di un universo adolescenziale sconosciuto a noi adulti. La scrittura è fluente e raffinata, non estranea, ha gradevoli battute di spirito; lo stile è toccante, tale da raggiungere momenti di intenso lirismo, ma a tratti anche sferzante allorquando il lettore è richiamato all'attenzione e alla riflessione. Nelle vesti di pedagogista, Sonia D'Alessio, nel rifuggire un'algida e rigida trattatistica medica, fornisce una originale e convincente chiave di lettura del disagio adolescenziale, restituendo all'arte quella sublime funzione didattica troppo spesso, poco considerata, se non talora negata.

Domenico Cassano

Neuro-Psichiatra e Saggista


 

 

 

UN LIBRO SCRITTO A Più MANI - Norma D’Alessio, Pediatra, Scrittrice

Norma D'Alessio, Pediatra


C’è la Sonia docente e pedagoga, che con piglio dritto e sicuro racconta tutto proprio tutto delle faccende di anoressia e bulimia, di disturbi alimentari insomma. Di una giovane, la protagonista, alla ricerca dolorosa della sua identità.

C’è la Sonia mamma attenta e indagatrice delle due figlie (femmine).

C’è la Sonia scrittrice, ormai non più di primo pelo ed esperta di narrativa per ragazzi, che si spende per ambientare il suo romanzo nel suo amato paese, Sarno, e nella città più densa d’amore e folklore del sud Italia, Napoli.

Ne nasce un romanzo ricco di cose e persone. Nuccia con i suoi rovi dentro, sua madre donna bella e importante (che peso), il ricordo dolce e struggente della nonna, che pure sarà necessario rielaborare…

Ci sono poi personaggi felliniani che vengono dalla strada con le loro tragicomiche grancasse. E vengono non è riferito solo alle loro origini, ma anche e soprattutto al fatto che sembrano venirti incontro e addosso. Più di tutti, la Signora Fraccistracci, la sua grazia evanescente che diventa magia. Con loro empatizzi, dialoghi, vivi e soffri.

Il tempo di un libro e il tempo di ciò che del libro rimane, che può esser tanto, anche un per sempre.

Un libro di formazione che la dice lunga sulla realtà adolescenziale, in questa società distratta indifferente liquida, spesso persino macabra, agli occhi di un giovane che deve costruire presente e futuro e non trova sufficienti ancoraggi all’orientamento per farlo. Quale presente? Quale futuro?

 

In calce, ricordando di essere da 40 anni una pediatra e di avere molte volte incontrato lungo la sua vita professionale non solo il disturbo alimentare, la grave crisi adolescenziale, ma il loro germe, ricordando e sottolineando quanto sia importante per tutti noi (operatori sanitari, docenti, genitori e nonni e zii e gente comune), intercettarlo, segnalarlo, curarlo sin dall’inizio, sinché si è in tempo.

norma d.


 

 

AMARICORDANZA - Antonio Avigliano, regista e autore teatrale

1 Antonio Avigliano

“Essi sostengono che il mondo si stia unendo sempre di più, che si stia organizzando in

una comunità fraterna, dal momento che accorcia le distanze e trasmette i pensieri

nell’aria. Ahimè, non credete a questa unione fra gli uomini! Concependo la libertà

come moltiplicazione e rapido soddisfacimento dei desideri, gli uomini distorcono la

propria natura giacché generano in sé stessi molti desideri e abitudini insensati e

sciocchi, molte sventatissime fantasie. Vivono solo per invidiarsi l’un l’altro, per lussuria

e ostentazione. Fare pranzi, viaggi, possedere carrozze, gradi e servi che li accudiscano

– si considerano tutte necessità per le quali vale la pena di sacrificare persino la vita,

l’onore, l’amore per il prossimo; e gli uomini sono pronti ad ammazzarsi se non riescono

a soddisfare queste necessità.”

FËDOR MICHAJLOVIČ DOSTOEVSKIJ

 

 

Il romanzo è molto ben articolato e scritto da Nu’ (interpretata dalla scrittrice Sonia

D’Alessio). Il racconto molto avvincente è una sintesi, un misto di generi: teatro del gran

guignol, giallo noir, affabulazione drammatica.

La sceneggiatura del racconto rievoca la letteratura e la drammaturgia di Di Giacomo,

Mastriani, Bracco, Viviani, Pirandello, Verga, Lorca, Hugo, Dickens, Gay, Dostoevskij, De

Sica/Zavattini, Moscato, Santanelli, Cappuccio, Ruccello, Silvestri, ecc.

I prototipi archetipici dei personaggi che popolano il romanzo sono immortalati nel

teatro e nel cinema d’autore, napoletano, italiano ed estero.

Una linea di sangue, il magnetismo animale, conduce la palindroma Anna a Napoli alla

scoperta casuale di un mondo metafisico infernale, una corte dei miracoli, mai ottenuti,

abitato da reietti, rifiuti della società, senza fissa dimora, miserabili, extracomunitari,

ecc.

Tutti hanno scelto di nascondersi in questa bolla neutra, orizzontale, che li rende uguali,

invisibili e irriconoscibili. Distorti nelle forme come quando si appoggia, a mo’ di filtro

sugli occhi, la cartina rossa delle caramelle Rossana.

La fuga dal mondo sociale li accomuna. Quasimodo nasconde le sue mostruose fattezze

umane in Notre Dame, in un luogo sacro. Essi abitano in luoghi della memoria profana

e della solitudine interiore, vivono e rivivono in gironi degradati e degradanti del dolore

stagnante: centri di demolizione, scatole di cartone riciclate, casa dei puzzle

(coriandoli). Dove c’è ancora il puzzo delle loro storie. Il delitto e il castigo. Il dolore è

amplificato dalle torture che tutti si sono inferti con consapevolezza e sadica

partecipazione. Una tortura fisica e psicologica spietata, distruttiva. Il cilicio deve

colpire continuamente senza sosta, lacerare la carne e lo spirito, rinchiusi nell’ergastolo

dell’esistenza perduta.

Tutti i personaggi di questo circo dell’orrore, vestito di pezze americane o di rifiuti di

scarto, viene spettacolarizzato, per gli avventori, i curiosi avventori di strada.

Gli stessi che li guardano senza provare vergogna. Gli stessi che li hanno emarginati,

scacciati, contrassegnati con lo stigma, prevenzione e profilassi della disinclusione

chirurgica.

Nuccia è una bella ragazza appartenente alla media borghesia sarnese. Ѐ il prototipo

di una nicchia generazionale della nostra società moderna in corsa spasmodica verso

traguardi di consuma per lo più fatti di nulla.

La minorenne, sofferente e provata da un mondo a lei distante, stenta a trovare una

collocazione libera e naturale. Il sistema omologante del deep state regnante la

opprime.

Nella famiglia di appartenenza regna il malessere dell’incomunicabilità e del fallimento

dei presupposti d’origine. Una famiglia monca e attenta esclusivamente ai luoghi

comuni sociali e scientifici, secerne ai suoi danni una tossicità relazionale che la induce

a scappare, a evadere le premure di una madre bella, giovanile, in carriera, ambita

oggetto di desiderio maschile. Nuccia (Medea al contrario) non nasconde di essere

tentata barbaramente dal “complesso sanguinario di Elettra" che uccise la madre. I

rapporti tossici coniugali hanno costretto il padre a fuggire e a dileguarsi per sempre.

Non ce l’ha con la madre per questo motivo. Ma è una situazione che ha privato,

giocoforza, il suo eros filiale delle attenzioni del padre che avrebbe potuto amare al di

sopra di ogni cosa.

L’atmosfera rarefatta del thriller mette a nudo l’odio e il disamore che mutano il suo

profilo esistenziale di donna contro. Essere o apparire? - teorizzò Fromm.

Nuccia non riesce a essere quella che sente di essere nel suo profondo agitato.

Si ammala e per reazione sceglie di diventare aguzzina efferata di sé stessa. Il cavaliere

gioca a scacchi con la morte nel film crudele di Bergman. Lei gioca al massacro con i

suoi demoni distruttori.

Si fa possedere dal demone della bulimia, evoca i demoni dell’anoressia e

dell’autolesionismo. Li invita a consumare lo schifoso pasto, a vampirizzarla.

La sua danza, un bolero macabro, incalzante, masochista, alterna tutte le varianti della

cannibalizzazione.

Si riserva, però, ogni volta che il rischio potrebbe diventare mortale, l’accesso mirato a

un’uscita di sicurezza. Sarebbe facile sopprimersi come un suicida per non soffrire più.

Neanche Gaber protende per questa soluzione codarda e insensata.

Lei con il suo martirio è pronta per entrare nella corte dei miracoli, dove l’agonia della

pena è un requisito da abbracciare prima di annullarsi definitivamente sul Golgota del

sacrificio liberatorio. Prima la metamorfosi dello specchio, la cartina al tornasole del

processo di cambiamento in peggio, poi tutto il resto.

L’incontro con la Corte dei Miracoli a Napoli non è stato citato a caso e non avviene per

puro caso.

La forza attrazionale della predestinazione la porta lì. Una sortita per svagare con la

testa e si ritrova nella Napoli esoterica e magica, dove tutto è metabolizzato con spirito

di adattamento e resilienza. Un qualcosa di ignoto congiunge la tratta ferroviaria:

Sarno/Napoli.

In quell’Amarcord, fra quelle entità museali, fantasmi di vite dismesse, in quella cornice

di rievocazione quotidiana permanente è spettatrice coinvolta da una pièce di teatro

della crudeltà e dell’assurdo, genere tanto caro ad Artaud e a Vian.

Fra i freaks esposti nella drammatizzazione quotidiana (scherzi umani del degrado

sociale), Nuccia riconosce nella ballerina Mentina (in arte Fraccistracci) qualcosa al

momento di criptico, ma che nel medesimo istante le agita il sangue che lei butta nel

water.

Inizia a frequentare questa donna magica per capire il perché di quella attrazione

ultradimensionale, del fascino che le provoca senza sapere il perchè.

Attraverso di lei, Anna conosce tutti gli attori di quel mondo invisibile.

Le storie di fallimento esistenziale portano i nomi propri di tutta quella fauna del dolore

represso, sbocciati nella giungla spinosa dei fiori del male.

Il detective con i piccoli elementi a disposizione, inizia pazientemente a sciogliere la

matassa ingarbugliata che incatena la vita ibernata di Mentina.

Quel fantasma poetico che balla con la grazia dell’artista non le è nuovo. Dove l’avrà

visto? I fili rossi iniziano a collegarsi con il cappello rosso (autobiografico). Il rosso

passione è il colore dell’intero romanzo.

La storia inizia così, a piccoli passi, a prendere corpo, i luoghi del racconto si

manifestano materialmente.

Il primo sigillo è aperto.

 

A Sarno è la memoria della tragedia umana vissuta da Mentina. Nella casa misteriosa

dei coriandoli.

Lì tutto è rimasto al suo posto, il bandolo nascosto della matassa è da ricercarsi nella

polvere di quelle memorie dormienti.

Le foto, le lettere, i coriandoli ricomposti con pazienza certosina iniziano a raccontarsi

e a offrire dettagli precisi e risuonanti. Fraccistracci e non solo lei è famiglia. Il velo di

Maya viene rimosso nel rispetto della verità nascosta.

Lei, l’artista ballerina, fu allontanata da Sarno per mitigare, obnubilare lo scandalo e la

vergogna. Sarno è un paese parlone che non dimentica e alla prima occasione utile

trova sempre occasione per buttare benzina sul fuoco.

Un po’ dappertutto è così. Nei paesi del sud la mentalità in gran parte arretrata,

l’intolleranza, il bigottismo medievale, la mancanza di apertura al nuovo, alle scelte

individuali, all’esercizio del libero arbitrio, il rifiuto ad assoggettarsi ai principi di

omologazione massiva… sono ancora temi sensibili, oggetto di inquisizione e condanna

in cassazione.

Mentina sceglie di non mentire, di condividere l’affetto ritenuto proibito di una cugina

sfortunata e in cerca di amore. Sceglie di rivestire il ruolo di madre e padre di un figlio

mutuato, meritevole di avere una famiglia.

Questo falso moralismo, becero, nutrito dalla famiglia causa uno tzunami nel cuore

avverso di Anna. Un ulteriore motivo di idiosincrasia, ripugnanza nei confronti della

madre, bellissima e vuota di sostanza, rea del maledetto destino della zia, vittima

innocente nel cuore.

L’atmosfera di thriller contro la madre è irrespirabile. Nuccia, allora, decide di aiutare la

zia, lei che ha molto più bisogno della stessa Mentina di far luce sulla propria vita e a

guarirla dalle insoddisfazioni, dalla tossicodipendenza invasiva e terminale.

 

Senza le ragioni intrinseche del paradosso, che lei incarna e vive sulla sua pelle

dilaniata, non potrebbe capire l’entità sensibile e la profondità di quel dramma

familiare, i motivi che hanno indotto Ronaldo a rifugiarsi nel vino e le altre sacrosante

ragioni degli altri sventurati, traditi mutaforma della corte dei miracoli di Napoli.

I fili rossi vanno disposti e letti con accuratezza, i coriandoli del cuore palpitanti amori,

poesia e debolezze, vanno messi in ordine decifrabile.

Le metafore legate ai papaveri rossi e ai garofani rossi sbiadiscono di colore. Non hanno

più lo stesso valore di un tempo. Non tutto è oro colato come sembra. La moneta ha

due facce non una. Tutti abbiamo difetti di costruzione, anche i mentori più affidabili.

Il matriarcato della nonna amorevole: “So’ matre e so’ padrona, aggio tuorto e voglio

raggione!”, tinge di noir la vicenda e la esilia senza la benché minima esitazione.

Bernarda Alba di Garcia Lorca, fa lo stesso con le figlie. Le obbliga alla sottomissione

matriarcale e all’obbedienza conventuale. Se fosse ancora viva, cosa penserebbe

Nonna Lena di sua nipote Annetta e delle sue tendenze? Sarebbe clemente? Chi nasce

quadro non può morire tondo.

Il nucleo familiare della vergogna, fugge di notte.

Ma poi che sarà successo? Lo specchio si rompe, non è più il momento di guardarsi. Le

priorità sono altre. Dove è finito il futuro di quelle due donne vessate e tradite dalla

vita?

Sullo sfondo la piovra tentacolare incombe. Droga, sesso, prostituzione, sfruttamento

dei minori e lavoro nero, estorsioni, furti, appropriazione indebita, violenza di genere,

prevaricazione, sporchi affari.

Napoli racconta il bello e il brutto. Napoli si guarda, anche nello specchio meraviglioso

e bello di Marechiaro, di Posillipo. Anna si specchia in quel mare di poesia dove gli

innamorati cantano i versi immortali di Di Giacomo. La Napoli di Lassammo fa a Dio.

Quella di Don Salvatore, Russo, Bovio, Viviani è un misto di rosa e nero. La mappata dei

pezzenti va in Paradiso e resta lì per godere del metadono (il dono nel dono) ricevuto

dal buon Dio. Tranne una donna. Una madre che non può rinunciare al dono lo ha in

terra. E’ obbligata a ritornare a Napoli, richiamata dal pianto del figlio. Il piccolo indifeso

crede di essere stato abbandonato in attesa che qualcuno lo lasci nella ruota degli

esposti. Lei, la donna della Corte dei Miracoli: l’extracomunitaria che con regale dignità

porta con sé un figlio riposto in un fazzoletto attaccato al collo.Ѐlei l’omologo di

Nanninella ‘a pezzente: “ Ninno !

Ninno !

Sto ccà!... Mamma è turnata!... -

E 'a porta, mez' aperta e meza nchiusa,

'e nu vascio vuttaie cu na spallata.

Trasette 'e furia. Currette addó steva

nu piccerillo dint' a nu spurtone...

S' acalaie... Chillo povero guaglione

c' appena appena teneva nu mese,

sennuzziava, cu 'e manelle stese...

Nanninella 'a pezzente

ll' arravugliaie dint' a nu sciallo viecchio

s'o pigliaie mbraccia s'o strignette mpietto

e dint' 'o chiaro 'e luna

e asciuttannose ll' uocchie a 'o mantesino

lle dette latte - e s' 'addurmette nzino...”.

 

Il figlio ritrovato di Lia è il solo a mancare all’appello. Un tossicodipendente sarnese

della peggiore specie, un essere violento, un ladro, un cappio da forca… un trans

costretto a prostituirsi per necessità e per ridursi alla fine totale, alla pena di morte già

scritta nel suo karma di espiazione.

I coriandoli della zia lo hanno raggiunto. Il bandolo della sua storia rivelata lo sopprime.

Il figlio si ricongiunge con la madre abbandonata. Il cerchio si chiude. La Corte dei

Miracoli lo abbraccia insieme alla famiglia finalmente assolta da Anna. L’ultimo

abbraccio con Mentina le ridà l’anima che aveva venduta. Gliela ridà guarita. La madre,

il giudice, una vittima incolpevole. La Pace torna dopo una guerra che ha provocato

morti e feriti da ambo le parti.

La casa dei coriandoli ha vomitato tutti i suoi segreti. Ha scacciato tutti i suoi demoni

affamati di odio e rancore. Dio esiste dentro di noi. L’inganno è cercarlo fuori.

Mentina ritorna a Napoli nel suo rifugio, nella riserva protetta degli invisibili. In assenza

di quella, Pirandello l’avrebbe ospitata fra gli “scalognati” (I giganti della montagna). Si

ammala gravemente. Ciononostante è pronta a raccogliere le ultime forze del cuore

per offrire a Lia il suo ultimo balletto poetico, sotto una pioggia incessante di coriandoli

e acqua purificatrice. Quei coriandoli resteranno per entrambe un segreto. Un segreto

inviolabile ed eterno.

Ballare sotto la pioggia è un momento sacro di gratitudine profonda, di crescita e

rinascita spirituale. Il dolore rende capace di metabolizzare i mali devastanti della vita,

di superarli con dignità e coraggio. Apre le porte della salvezza. Scrivere una lettera,

leggerla e poi ridurla in coriandoli o bruciarla è una tecnica comunicativa esoterica che

permette allo scrivente di scusarsi, ammettere le proprie colpe, far pace con sé stesso

e gli altri. Ѐ in uso ancora oggi spedire, via etere, i contenuti un di proprio sentire intimo

in continua evoluzione.

Il messaggio cristico sigilla il romanzo. Nuccia, liberata dalle catene mette la sua vita a

disposizione dei vinti del circo, della Corte dei Miracoli, di quelli che non recano male

a nessuno. Fiat lux: i fili rossi sono ora tutti allineati di fronte al cappello rosso. La

misericordia di Dio, la provvidenza hanno avuto la meglio su tutti i pregiudizi e le

negazioni. Non si vive di solo pane. I miracoli avvengono. “Ama il prossimo come te

stesso” - disse una volta un Uomo che fu tradito e pagò con il sacrificio, per le cose che

disse agli uomini di buona volontà che scelsero di seguirlo.

 

 

 

Mi congratulo con l’autrice del romanzo Sonia D’Alessio. Dal romanzo emergono una

miriade di argomenti di grande importanza.

Le devianze un tempo erano le trappole in cui restavano catturati i più fragili.

Oggi la fragilità sociale ha più facce. Tutti siamo a rischio. Il male del secolo si presenta

sotto le forme di un kraken mostruoso e tentacolare.

La bulimia e l’anoressia, l’autolesionismo sono malattia autoimmuni.

La soglia di attenzione va innalzata, vanno curate le cause sociali e patologiche.

Le cause rimosse non produrranno più gli effetti indesiderati.

Il romanzo si sofferma volutamente su Sarno, sulla cultura autoctona, le risorse naturali,

la storia, le tradizioni sarnesi. La scrittrice dichiara il proprio amore per il paese nativo

dando il massimo del risalto allo spirito d’identità e appartenenza e la sua naturale

corrispondenza d’amorosi sensi con le radici del proprio Essere, seme d’amore in seno

alla prospera Magna Mater.

La scelta di Napoli quale set credibile, magico, esclusivo è intelligentissima.

Una corte dei miracoli in territorio sarnese avrebbe banalizzato i personaggi delle storie

raccontate con garbo e maestria. Fraccistracci è la nobile Giselle, infelice, tradita dalla

vita. La vedette assoluta, il primo numero, quello più applaudito della compagnia d’arte

della Gran Corte dei Miracoli.

 

antonio avigliano

23/08/24

 

 

 


Un libro formativo - Felicia Crescenzi, Docente

 

Prof. Felicia Crescenzi

 

Da quando insegno, non c'è film o libro che non mi faccia pensare "sarebbe formativo per i miei ragazzi?". Questo romanzo sicuramente lo è. "Anamia" è strettamente collegato alle emozioni: le stesse emozioni che prima ti spingono negli abissi più profondi e poi, se gestite e indirizzate diversamente, sono in grado di salvarti. Il tema dei disturbi alimentari, problematica che colpisce in larga misura gli adolescenti (come Nuccia, la protagonista del romanzo) e della quale non si parla abbastanza nelle scuole, è trattato con accuratezza scientifica e attenzione minuziosa, segno di grande ricerca e studio da parte dell'autrice. Le descrizioni di luoghi e protagonisti ti trasportano nel momento esatto della narrazione, creando empatia e familiarità con i personaggi: ci sono gli esclusi dalla società e quelli che la società hanno scelto di escluderla, ci sono i fragili e i "forti" che celano le proprie fragilità, ci sono quelli che abbracciano la vita e quelli che la vita la rifiutano. La trama è lineare ma non banale, svelando luci e ombre dell'animo umano e non inseguendo il "lieto fine a tutti i costi".

Un libro dove "le solitudini si fanno moltitudini".

 

Prof. Felicia Crescenzi

 

Anamìa. Dalla Bulimia alla luce - C. F. Docente Counselor


di C.F., docente Counselor

Ho letto il libro con due clausole autoimposte: leggere con distanziatore emotivo e rimanere entro il solco del genere letterario del romanzo.

 L'impegno è stato quello di ascoltare quanto l'Autrice passava attraverso la sua narrazione.

 Il contenuto del libro è deducibile già dal titolo, Anamìa, Dalla Bulimia alla luce. Anamìa potrebbe essere una sincrasi tra il termine gergale con cui si definisce una persona con DCA (Disturbo del Comportamento Alimentare), e mia di bulimia. Ma potrebbe anche essere una rinominazione di Anna, Annetta, Nuccia per gli intimi e Nu’ in un botto di tenerezza. Mia, invece, è il grido di Anna che, vomitando la vita che non vuole, si partorisce nel travaglio purificatore dell'Amore, l'Amore che desidera e sogna.

 Ogni espressione che sigilla le esperienze di vita dei protagonisti è un intaglio letterario, abilmente operato dall'Autrice per rendere viva, nella fedeltà descrittiva, l'esistenza di questa fetta di umanità emarginata e confinata nelle frange periferiche del degrado - come da copione della cultura ufficiale.

Il libro anima colori, suoni, mono-toni, ragnatele tessute dal tempo e dall'abbandono.

 Esistenze, quelle dei protagonisti, annegate nell'humus acido di una cultura che non registra i sussulti dei cuori che chiedono Amore. Amore senza infingimenti, senza protocolli normativi, senza poliziesche, ispezioni di genere.

 Ho letto il libro in poco tempo, ore. Ogni capitolo – trentacinque - mi sembrava esprimesse il focus della trama. No, ogni persona dei singoli capitoli era esaltata nella singolarità della sua storia e nella densità della sofferenza inarrendevole che sfida la vita, sostenuta da un altro, altri “miserabili” ma Sognatori.

Non è stato facile seguire la montata tossica di tante esistenze ai margini di una società che ha scelto la selezione rigorosa per accelerate, scalate del “successo ad ogni costo”, imponendo l'intransigente “spirito geometrico”: taglie, livelli di intelligenza, paradigmi carrieristici.

 L'Autrice cattura il lettore con un linguaggio evocativo di desideri traditi e sogni violentati nella eterna lotta tra identità libera e conformismo, tra libertà e paura, tra bisogno di riconoscimento accogliente e accettazione della emarginante solitudine.

 L'Autrice, come dichiara nella nota iniziale del libro, non ha scelto di studiare, capire la patologia. Ha voluto contattare il cuore, la storia, il tempo, la trama esistenziale di Nuccia, Clementina/Fraccistracci, Umberto, il professore Mimì, Fadiour, Sharif, Taralluccio e Tic Baracca, insieme ai suoi cagnolini Birillo e Charlie.

L'Autrice, attraverso l'intreccio di tante esistenze, riaccosta la tragedia greca e la compassione cristiana.

In tanto dolore coglie, narrando la storia dei personaggi, il bisogno d'Amore - l'inestinguibile energia di vita - che cambia l'esistenza di Nuccia e Davide, ma anche la vita di Carla, mamma di Nuccia. L'Amore redentivo ha riscaldato il congedo dalla vita di Fraccistracci.

Chi sono stati i trasformatori rigeneranti di questi giovani? Sono stati adulti che nel dolore e nella disperazione hanno saputo attivare l'accoglienza del cuore, l'accettazione incondizionata di ciascuno per come è, senza banchi di tribunali, sentenze penalizzanti e case circondariali.

Lo stile narrativo obbedisce ad un'esigenza rappresentativa della realtà insieme ad una carezza di sguardo. Uno sguardo, quello di Sonia, che registra la sofferenza e la traduce in parole e slancio di vita nuova.

Il libro, con i suoi diversi toni ed espressioni narrative, non fa sconti alla crudezza del dolore dei giovani, ma nel contempo diventa irradiante luce di novità di vita elicitata dall'Amore.

Alla fine del romanzo, infatti, Nuccia e Davide decidono di impegnarsi a condividere e alleviare il disagio dei poveri che vanno alla mensa della solidarietà.

Grazie, cara Sonia, per aver strutturato una storia, tante storie, dove rispunta la luce dell'Amore nei cuori dei giovani. L'Amore vince sempre sulla cultura di morte.

Il libro può essere un esemplificativo espediente provocatorio, pedagogico, per un dialogo intergenerazionale- dialogo pur sempre conflittuale - per cominciare a gestazionare una civiltà nuova, in questo tempo di cambiamento d'epoca, che sta disegnando una qualità di esistenza inedita. In questa cultura, segnata dalla Complessità (E. Morin), che rende più spinosa ogni scelta, viene invocato il principio di Semplessità (A. Berthoz). Perché l'uomo ritrovi una nuova pista di riconoscimento personale e perché l'inclusione e l'accettazione di ciascuno siano comportamenti del vivere sociale, occorre che ciascuno compia lo sforzo di capire le ragioni, i sogni, i desideri dell'altro, partendo dalla assunzione consapevole della condizione di “mancanza” (J. Lacan) e dalla tensione verso una progressiva esplorazione di quella energia spirituale che è l'Amore, e che solo la consapevolezza del limite, affossato dall' Iolatria (J. Lacan), può aprire il soggetto al riconoscimento dell'altro, trasformando così l'esistenza in un cammino verso la Luce, la Gioia e l'Armonia cosmica.

 L'Autrice, con un linguaggio cromatico, declina le emozioni censurate e travolte da imperativi sociali. Con vivacità descrittiva, dettaglia e anima la “vita degli esclusi”, di trasparenti esistenze, dense di dolore e di cuore.

Una docente Counselor


 

 

UN ROMANZO RICCO DI SPUNTI PEDAGOGICI – Una madre in pena

Cara Sonia D’Alessio,

sono la madre di una ragazza che, come la protagonista del suo romanzo, sta combattendo con l'anoressia e la bulimia. Ho appena terminato di leggere il suo libro e non riesco a trattenere l'emozione nel rivolgermi a lei con questa lettera.

La storia che ha raccontato ha toccato corde profonde nel mio cuore. Attraverso le pagine del suo romanzo, ho ritrovato la mia bambina, le sue paure, il suo dolore, ma anche la speranza che spesso fatico a vedere nei suoi occhi. Lei ha saputo dare voce a quel mondo interiore, così complesso e fragile, che spesso rimane nascosto e incomprensibile, persino per chi ama profondamente.

La sua capacità di raccontare con delicatezza, ma anche con grande verità, il percorso di guarigione della protagonista, mi ha dato nuova forza e fiducia. Lei è riuscita a mostrare come l'amore, la pietà, l'empatia e la solidarietà possano essere fari in grado di guidare fuori dal buio più profondo. Mi ha fatto riflettere su quanto sia importante non perdere mai la speranza e su quanto l'apertura verso gli altri possa essere un passo fondamentale verso la guarigione.

Vorrei ringraziarla dal profondo del cuore per aver scritto un romanzo così ricco di sensibilità e spunti pedagogici. Non solo mi ha permesso di comprendere meglio il percorso che mia figlia sta affrontando, ma mi ha anche offerto una nuova prospettiva su come posso esserle accanto nel modo più utile e amorevole possibile.

La sua opera non è solo un racconto, ma una guida che ci mostra come l'amore, in tutte le sue forme, sia davvero la chiave per superare le avversità più grandi. Sono convinta che il suo libro possa essere di grande aiuto a tante altre famiglie che, come la mia, si trovano a vivere situazioni difficili e spesso disperate.

La ringrazio per aver condiviso questa storia con il mondo. Spero che continui a scrivere, perché abbiamo bisogno di autori come lei, capaci di illuminare le ombre con la luce della comprensione e dell'amore.

 

Con sincera gratitudine,

A.L., una mamma in pena


Un carosello felliniano di emozioni.

Di Luca S.

 

"Anamia" di Sonia D'Alessio è un libro che colpisce per il suo stile vivace e cinematografico. La D'Alessio dipinge un affresco di personaggi che sembrano usciti da un film di Fellini: intensi, complessi e assolutamente memorabili.

La narrazione è avvincente e ti trascina in un vortice di emozioni, proprio come farebbe un grande film. È raro trovare un libro che riesca a combinare una trama così avvincente con una caratterizzazione così ricca. "Anamia" non si limita a raccontare una storia, ma ti immerge in un mondo vibrante e reale, lasciandoti con il desiderio di rimanerci ancora un po'.

Se amate le storie che vi fanno sentire come se foste al cinema, questo libro è assolutamente da leggere. Sonia D'Alessio ha creato qualcosa di davvero speciale.

Luca S., 24 Agosto

 


 

 

L’Amore ci può salvare.  

Di Annalisa D’Alessio

 

Il romanzo di Sonia D'Alessio affronta tematiche importanti quali l'anoressia e la bulimia e che riguardano soprattutto gli adolescenti. Dal guardarsi allo specchio senza piacersi fino ad arrivare alla mortificazione del proprio corpo il passo può essere breve. La protagonista tenta di cancellare un dolore che non trova il modo di uscire allo scoperto facendosi del male. L'anoressia e la bulimia sono solo il sintomo dietro cui si nasconde tutto il mare che c'è dentro (il mostro). L'autrice, attraverso la storia di Nuccia, ribadisce che solo l'amore per gli altri, per gli ultimi, gli umiliati, i fragili, gli emarginati e, in un secondo tempo, l'amore per noi stessi, ci può salvare. Attraverso un linguaggio semplice ma, al tempo stesso, minuzioso e ricco di descrizioni, Sonia ci accompagna nella vita della giovane Nuccia, quasi a vedere un film i cui fotogrammi scorrono davanti agli occhi del lettore, appassionandolo.

Di Annalisa D’Alessio

 


 

Anamìa. Dalla bulimia alla luce.

Di Gaetano Panella, imprenditore

 

 

Un romanzo che si fa portavoce di un dolore profondo, una narrazione che, attraverso la voce di Nuccia, ci conduce nei labirinti della sofferenza giovanile, esplorando le fragilità di una generazione silenziosa e incomprensibile agli occhi degli adulti. L'autrice, Sonia Fiammetta D'Alessio, con una penna sensibile e attenta, riesce a catturare l'essenza di un malessere che spesso viene trascurato, dipingendo un quadro complesso in cui si intrecciano emozioni, fragilità e la ricerca di identità.

L'introduzione del libro, un atto d’amore verso le storie non raccontate, si apre con una riflessione che è già un inno alla vulnerabilità. L’ispirazione tratta dalla musica di De Andrè, con il suo straziante richiamo all'amore perduto, rappresenta il filo conduttore di un’opera che è, in fin dei conti, una lettera d'amore indirizzata a chi lotta in silenzio. L'autrice ci invita a metterci in ascolto, a sintonizzarci con le note di una melodia che riecheggia i battiti del cuore di Nuccia, una ragazza che vive il dolore dell’anoressia, della bulimia e dell'autolesionismo.

Questa opera è un invito alla riflessione, non solo per i giovani, ma anche per gli adulti, per coloro che spesso si trovano incapaci di comprendere il mondo interiore dei ragazzi. La scrittura dell'autrice è un ponte che avvicina generazioni, sfidando le barriere del "non capisco" e aprendo un dialogo necessario.

In conclusione, "Anamìa" è un libro che merita di essere letto e discusso, un'opera che stimola emozioni profonde e invita a esplorare il disagio giovanile con sensibilità e rispetto. Attraverso Nuccia, l’autrice ci ricorda che il dolore, sebbene isolante, può anche essere un insegnamento prezioso e che, alla fine, la vera salvezza può trovarsi nell’accettazione e nell'amore reciproco. In un mondo che spesso sembra dimenticare i suoi giovani, questo romanzo rappresenta una luce, una speranza e un richiamo all'umanità.


 

 

 

DA LEGGERE

Di Franz A.

"Anamìa" di Sonia D’Alessio è un viaggio emozionante tra Sarno e Napoli, luoghi che diventano protagonisti al pari dei personaggi. L'autrice dipinge con maestria queste due realtà, facendoci sentire il contrasto tra la tranquilla provincia di Sarno e la vivacità caotica di Napoli. Le descrizioni sono così vivide che sembra di passeggiare per le strade di queste città, respirando l'aria carica di storia e di emozioni. La narrazione intreccia la lotta interiore della protagonista con l'energia dei luoghi, rendendo il romanzo un'esperienza immersiva e coinvolgente. Un omaggio appassionato a una terra ricca di contrasti e di bellezza.

 

UN BEL FINALE

Di Maria Holovetska

 

"Anamìa" di Sonia D’Alessio è un romanzo che ti tiene incollato fino all'ultima pagina, culminando in un finale che è tanto sorprendente quanto potente. L'autrice riesce a chiudere la storia di Nuccia con un epilogo che lascia il segno, offrendo una conclusione intensa e soddisfacente che rimane a lungo nella mente del lettore. La capacità di D’Alessio di intrecciare le trame emotive con un finale così incisivo rende questo libro una lettura imperdibile. Un finale che celebra la forza dell’animo umano e la complessità delle scelte di vita.

 


 

DA LEGGERE…LO CONSIGLIO.

 Alida S., acquirente Amazon

 

Libro letto oggi... 7 ore di fila... forti emozioni... difficile trattenere le lacrime sia come figlia che come mamma...
Complimenti ♥️

Alida, 17 Agosto 2024

 

 

 

PROFONDO E COINVOLGENTE.

 Di Ines S.

Anamia di Sonia D'Alessio è un libro che mi ha colpito nel profondo. Ho apprezzato la capacità dell'autrice di esplorare l'animo umano con una tale sensibilità. La scrittura è intensa e poetica, e i personaggi sono così realistici da farti sentire ogni loro emozione. È una lettura che lascia il segno. Un libro che consiglio vivamente a chi cerca qualcosa di più di una semplice storia. Cinque stelle meritate!

 

 

TI FA CRESCERE.

Emilio

 Ho appena finito di leggere questo romanzo e sono rimasto profondamente colpito dalla storia di Nuccia. L'autrice riesce a descrivere con grande sensibilità il percorso di un'adolescente che, da uno stato di apatia e distacco emotivo, si trasforma grazie a incontri inaspettati e toccanti. La lotta di Nuccia contro i suoi disturbi alimentari e la scoperta di sentimenti come la pietà e la solidarietà mi hanno coinvolto in un modo che non mi aspettavo. È una lettura che invita alla riflessione sulla complessità delle emozioni e sulla potenza del cambiamento interiore. Un romanzo che consiglio vivamente.

 

 

DAVVERO MOLTO BELLO

Francesco B.

Uno scritto davvero coinvolgente, profondo che tocca, con grande maestria, un tema delicatissimo e di grande attualità. Grande Sonia D'Alessio, autrice eccezionale.

 

 

 

LIBRO LETTO TUTTO D’UN FIATO.

Francesco P.

 

Libro davvero interessante e commovente,
complimenti all'autrice che ha saputo trattare un argomento così forte.

 

 

 


 

 

 

Sommario

Rosso Scarlatto Sarnese - Dr Domenico Cassano. 3

UN LIBRO SCRITTO A Più MANI - Norma D’Alessio, Pediatra, Scrittrice. 4

AMARICORDANZA - Antonio Avigliano, regista e autore teatrale. 5

Un libro formativo - Felicia Crescenzi, Docente. 11

Anamìa. Dalla Bulimia alla luce - C. F. Docente Counselor. 12

UN ROMANZO RICCO DI SPUNTI PEDAGOGICI – Una madre in pena. 14

Un carosello felliniano di emozioni. 15

L’Amore ci può salvare. 16

Anamìa. Dalla bulimia alla luce. 17

DA LEGGERE. 18

UN BEL FINALE. 19

DA LEGGERE…LO CONSIGLIO. 20

PROFONDO E COINVOLGENTE. 20

TI FA CRESCERE. 20

DAVVERO MOLTO BELLO.. 21

LIBRO LETTO TUTTO D’UN FIATO. 21

 

 

 

 


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