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mercoledì 21 dicembre 2016


di Sonia D'Alessio


Il salone era enorme, con una grande vetrata che rifletteva le luci serali in lontananza. L’altezza, vertiginosa: un quinto piano, da cui ammirare il Vesuvio che si stagliava nel cielo dipinto di blu. Noi eravamo mingherline. Così piccole che gli occhi sparavano uno sguardo gigante sul visino. Il nostro albero di Natale, mastodontico; con palline di tanti colori, luci intermittenti e un puntale altissimo. Sul marmo della lunga console, c’era la piramide di struffoli, i cestini con la frutta secca, l’insalata di rinforzo. 

- Sara, Annalisa, andiamo a cantare! 

- Sììììì! 

E così, sedute sul pavimento gelido di quel grande meraviglioso salone, iniziavamo a cantare al buio, illuminate solo dalla luce intermittente dell’albero, un lungo mix di brani di Natale. Li sapevamo tutti. Che atmosfera!! Che bel clima familiare! 

Mamma era in cucina, alle prese con capitone e anguille. Se li era fatti sfuggire come ogni anno, per l’allegria di noi bambine che li avevamo visti scivolare via dal lavello. Poi li aveva riacciuffati per il corridoio e ora li aveva fatti a pezzettoni e messi infarinati nella grande zuppiera; li guardava stremata dalla fatica, con ancora in mano, tutto sporco di sangue, lo straccio di cui si era servita per mantenerli fermi. 

Il culetto si era fatto freddo a star sedute sotto all’albero a cantare. E ci era venuta la curiosità di sbirciare tra i regali e di tastarli, giocando a indovinare. 

Ce n’erano una miriade. Non erano tutti regali veri, molti erano scherzi. Un anno ne contammo, ricordo, 110! C’erano anche vignette satiriche con le nostre foto ritagliate e i baloon. Erano avvolte come pergamene, le avremmo aperte insieme ai doni, dopo il lunghissimo cenone del 24. E avremmo riso a crepapelle! Nei giorni precedenti il Natale si costruivano scherzi, si preparavano drammatizzazioni-sfottò da videoregistrare, si incartavano le cose più assurde. Un anno avevo tastato sotto l’albero i miei regali, erano un po’ troppi. All’apertura poi avrei scoperto che quei disgraziati dei miei fratelli e sorelle avevano incartato oggetti già miei, trafugandoli dai miei cassetti! Ricordo quel regalone enorme che mi aveva tanto incuriosita e tenuta sulle spine: avrei poi ahimè scoperto che i fetentoni mi avevano incartato il pacco intero di carta igienica da 12 rotoli! E ricordo ancora quando spacchettai il mio primo reggiseno, taglia 1: avvampai di vergogna al solo vederlo, credevo non si fosse accorto ancora nessuno di quei due “bottoncini” che mi erano appena spuntati! 

Far parte di una famiglia numerosa è questo. I ricordi sono trecce di pane caldo… 

E ora, vi giuro, avrei tantissima voglia di incollare il naso dietro a quei vetri e ammirare il panorama meraviglioso di quella magica casa al quinto piano al centro di Sarno!

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