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domenica 18 dicembre 2016

La funzione del gioco

Quanti giochi ricordano i nostri nonni? Intervistati, ci hanno fatto un lungo elenco: 'a mamma a zompà 'ncuollo, 'a mazza e u pivezo, 'a strascia, 'o spaccastrummolo, 'u singo a bbarracca, 'o cappottone, 'a tappa, a bbotamano e abbotancielo, 'o carritiello, t'alliscio e te foco, eccetera. Beh, molti di questi sono stati purtroppo dimenticati, altri sono giunti sino a noi in forme nuove, evolvendosi di pari passo coi tempi e le condizioni economiche. Ciò che invece non è mutata è la funzione del gioco; quest’ultimo rappresenta l’ occasione di rapportarsi con gli altri, dominarsi, imparare a conoscere il proprio carattere, organizzarsi in gruppi. Nel linguaggio corrente la parola "gioco" indica un'attività gratuita, più o meno fittizia, che procura un piacere di tipo particolare. “L'uomo è pienamente tale solo quando gioca”, dice Schiller, perché si ritrova e si conosce: giocando, infatti, ogni individuo ha la possibilità di scaricare la propria istintualità ed emotività. Il gioco è innanzitutto esercizio: pensate al bimbo di pochi mesi che afferra e poi lascia cadere un giocattolo. Egli compie un esercizio: fa lavorare il braccio, l’occhio, l’orecchio, calcola le distanze, (e intanto con la lallazione si esercita pure a parlare!). Il gioco serve anche a consumare energie e scaricare l’aggressività; pensate al gioco della lotta, tanto amato dai maschietti! Il gioco è inoltre conoscenza quando si fanno calcoli, si ragiona, si risolvono problemi. E’ imitazione: pensate al gioco dei mestieri. Infine è fantasia. Ma se giocare è una tendenza innata, le modalità invece variano in base a esperienze culturali, sociali e ambientali. Ad esempio, nell’odierna società industriale più che i giochi sociali prevalgono i giocattoli, che sono di serie, realizzati in plastica, sonori ed elettronici. Ma soprattutto sono quasi sempre i genitori a sceglierli, nella prospettiva di introdurre il bambino nel ruolo sociale che rivestirà da grande. E’ venuto un po’ a mancare il gusto della creazione, della scoperta, dell’invenzione. Il fanciullo è oggi, nella maggior parte dei casi, un semplice proprietario di giochi. L’attività ludica dunque svolge una funzione strutturante dell’intera personalità perché favorisce lo sviluppo affettivo, cognitivo e sociale. Perciò deve coinvolgere in prima persona sia i genitori che gli educatori. Essi devono trovare il tempo da dedicare al gioco per dare ai ragazzi l'opportunità di misurare e sviluppare le proprie risorse e le proprie potenzialità e perché è stato dimostrato che la capacità di giocare da parte degli educatori con i fanciulli garantisce a questi ultimi anche una sensazione di benessere psichico. E' necessario perciò garantire e restituire ai bambini il tempo e lo spazio per dare libero sfogo a tutte le loro pulsioni interne e assicurare loro una certa complicità, senza svestirsi del ruolo di guide. E dunque l’attività ludica deve coinvolgere anche gli enti territoriali che si devono attivare per predisporre spazi idonei all’intrattenimento e al gioco. Oggi a livello internazionale viene affermato il diritto al gioco del bambino perchè bisogno prevalente e vitale di ordine fisiologico, psichico, spirituale e sociale. Ci auguriamo perciò che tutto questo interesse verso le esigenze del mondo dell’infanzia trovi come corrispettivo anche un adeguato e pratico impegno sociale e politico nella creazione di spazi e di infrastrutture sempre più rispondenti alle richieste ludiche dei bambini

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