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giovedì 6 settembre 2012

Inforcate gli occhiali 3D, di Lisa Manzo

Lascia che sia è un viaggio attraverso i ricordi, il dolore individuale e universale, un viaggio attraverso se stessi. Meta: l’accettazione di sé: let it be, concetto più volte rimarcato nel romanzo. E’ ambientato a Sarno, di cui narra la storia di cinque generazioni nell’arco temporale di oltre un secolo. La tensione narrativa trova il suo culmine nella descrizione della tragica alluvione del 1998 che fece sprofondare il paese sotto tonnellate di fango. L’Autrice sa portarci sui luoghi per mano, tratteggiando in 3D le scene della catastrofe: "Anche la maestra Margherita fu pescata dal fango morta. L’alluvione prima e poi le ruspe avevano violato il suo pudore e la sua intimità: aveva un seno scoperto, piccolo e nero di melma, i capelli bagnati e sciolti che non avrei mai immaginato tanto lunghi, la bocca digrignata in una smorfia orribile; una sola scarpa, quel mocassino ortopedico con frangia, di cui noi ragazzi avevamo sempre riso..." E poi: " Sul fango nero, che ora si era fermato, galleggiavano le cose addormentate per sempre: qui il corredo di una ragazza prossima sposa, lì una culla e un passeggino, un vasino di bimbo a forma di ippopotamo, più in là lenzuola del lettino. Una scarpetta. Una macchina per cucire, le fotografie di una sposa.Gli oggetti riaffioravano dal fango e insieme a loro il ricordo di una terra felice. Ma quale terra? Era stata stravolta la geografia dei luoghi! Scomparsa, la memoria topografica, i punti di riferimento." Che dire? La pelle d’oca... Prosa lirica ma scorrevole, personaggi particolari ma umani, ritmo narrativo dinamico e arioso. Dieci e lode a questo esordio!

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