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giovedì 6 settembre 2012

Intorno a te i suoni sono attenuati e sparsi, leggeri più dell’aria


UNA BELLA RECENSIONE AL MIO LIBRO! Ringrazio pubblicamente Fabrizio Ago (che non conosco) per le belle e buone parole...

http://ilmiolibro.kataweb.it/reader_dettaglio_recensione.asp?id_recensione=4148

 

La processione dei PAPUTI a Sarno
Coinvolgente questo romanzo di Sonia d’Alessio, scritto con voce suadente e una prosa pacata e sicura. Arricchito poi da belle poesie, di straordinaria liricità. Vi si narra di Michele, che da anni ha lasciato l’Italia e lavora come giornalista a New York. Un brutto giorno gli arriva una telefonata. Sua figlia Letizia ha avuto un terribile incidente. Il marito è morto, lei è gravissima, mentre la figlioletta di 4 anni per fortuna non era in auto con loro. Lui si precipita a Sarno e vi arriva che la giovane sta uscendo dalla sala operatoria. Il medico gli spiega la gravità della prognosi. Lui allora si mette dietro il piccolo oblò che lo separa da lei, liscia quella porta, non se ne stacca; immagina che le sue dita sfiorino il volto di lei, le sue ciglia, le efelidi sul suo bel viso. Sente che sta per impazzire dallo struggimento di non poterla raggiungere. Cerca allora tutti i modi per starle vicino e le parla; forse qualcosa lei riesce a sentire. Così va ai ricordi. Resuscita eventi addormentati e persi nell’oblio del tempo. La d’Alessio ci regala allora delicate immagini di una Sarno che fu. Le usa anche per alleggerire il peso di quella triste storia. In fondo tutta la narrazione è per lei scusa per riandare, con nostalgia, a ricordare luoghi, eventi, oggetti che hanno segnato la storia di costume e società di quella che fu la sua città. Ci porta ai giochi da ragazzi di un tempo, ma anche all’immagine del forno dove si cuoceva il pane, al casottino con il servizio igienico, unico per cinque famiglie. Alla processione con la Madonna all’Immacolata ed alle donne che esponevano ai balconi le lenzuola del corredo. Ma soprattutto al fiume, il Sarno, bello e pulito ed in cui ci si poteva tuffare. In lontananza, pacifico, il profilo del Vesuvio, che sembrava una donna dormiente e, dietro di lui, il campanile di Pompei e poi Capri. Ma a Sarno vi sono anche due terribili eventi che incombono in quegli anni e che scandiscono la vita di Michele. Prima il terremoto del 1980 e poi l’alluvione del 1998. Lui si è fatto un bel giovanotto e nella confusione del post terremoto, con gli sfollati e le famiglie disperse, ha una notte d’amore e di passione con Maya, una ragazza mezza zingara. Non dà troppo peso a quei momenti. E’ abituato ad avere sempre donne e ragazze ai suoi piedi. Così grazie all’interessamento del padre, che vuole anche allontanarlo da Sarno, viene mandato come corrispondente del Mattino negli Stati Uniti, dove si fa una nuova vita. Dopo molti anni, per caso, un amico lo informa che Maya, di cui si era completamente dimenticato, era rimasta incinta in quella famosa notte ed ora ha una figlia, Letizia, già di quattordici anni, che ha allevata da sola. Per un breve periodo allora lui torna in Italia e si comprende che vorrebbe fare il padre, recuperare gli anni perduti. Ma non ne ha forza sufficiente. Con Maya intrattiene invece un rapporto sempre molto sfumato, anche se la passione si riaffaccia a tratti. Complice l’alluvione, Michele finisce quindi per tornarsene a New York, al suo giornale ed ai suoi mille amori americani. Poi quella terribile telefonata. Solo allora comprende quanto poco abbia fatto per Letizia e finalmente prova un forte desiderio di riscattarsi. Il resto ed il finale, che siamo certi sarà ben apprezzato dai lettori, lasciamo che siano loro stessi a scoprirlo. Grazie alla d’Alessio anche per quel suo caloroso abbraccio di commiato dai lettori, che lei chiama sue cavie. Veramente una bella ed avvincente lettura.

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