di Lucia Adinolfi
Non sembra di trovarsi di fronte a una
esordiente leggendo Lascia che sia! L’incipit è atmosfera: la scelta dei
termini riesce a creare silenzi e vento, proprio come l’animo del
protagonista, Michele, posto di fronte al dolore di veder morire la
figlia. Il suo cuore stende un tappeto di parole e rose per accompagnare
la ragazza verso il mondo di là. Il racconto è una musica ora
struggente ora lieta, le cui note sono rappresentate dai ricordi,
"l’acqua del narrare" li chiama la D’Alessio, impegnata a "traghettare i
moti dell’anima".
L’autrice campana dipinge con brio gli antichi giochi nei cortili: le
conte, le filastrocche, i battimani, a mamma a zompà ncuollo, lo scuoppo
delle figurine...Sembra un film del Neorealismo. L’ambientazione
magnifica di questo romanzo spazierà dal 1893 al 2012, dalle foto in
bianco e nero a quelle a colori, dipingendo lo scenario della cittadina
di Sarno, ricca di folklore (quello dei riti carnascialeschi o della
Quaresima, della tammurriata o dell’albero della cuccagna) ma che ha
conosciuto tutte le tragedie: il colera, la guerra e la
conseguente povertà, l’eruzione del Vesuvio del ’44, il terremoto
dell’80 e soprattutto l’alluvione del 1998.Le pagine sull’alluvione, da
sole, valgono già il dieci a questo lavoro, che merita l’attenzione
degli editori e, perché no, del cinema. Complimenti vivissimi!http://ilmiolibro.kataweb.it/reader_dettaglio_recensione.asp?id_recensione=4250
Nessun commento:
Posta un commento