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giovedì 6 settembre 2012

Un incanto in prosa, una magnifica ambientazione

di Lucia Adinolfi

Non sembra di trovarsi di fronte a una esordiente leggendo Lascia che sia! L’incipit è atmosfera: la scelta dei termini riesce a creare silenzi e vento, proprio come l’animo del protagonista, Michele, posto di fronte al dolore di veder morire la figlia. Il suo cuore stende un tappeto di parole e rose per accompagnare la ragazza verso il mondo di là. Il racconto è una musica ora struggente ora lieta, le cui note sono rappresentate dai ricordi, "l’acqua del narrare" li chiama la D’Alessio, impegnata a "traghettare i moti dell’anima". L’autrice campana dipinge con brio gli antichi giochi nei cortili: le conte, le filastrocche, i battimani, a mamma a zompà ncuollo, lo scuoppo delle figurine...Sembra un film del Neorealismo. L’ambientazione magnifica di questo romanzo spazierà dal 1893 al 2012, dalle foto in bianco e nero a quelle a colori, dipingendo lo scenario della cittadina di Sarno, ricca di folklore (quello dei riti carnascialeschi o della Quaresima, della tammurriata o dell’albero della cuccagna) ma che ha conosciuto tutte le tragedie: il colera, la guerra e la conseguente povertà, l’eruzione del Vesuvio del ’44, il terremoto dell’80 e soprattutto l’alluvione del 1998.Le pagine sull’alluvione, da sole, valgono già il dieci a questo lavoro, che merita l’attenzione degli editori e, perché no, del cinema. Complimenti vivissimi!http://ilmiolibro.kataweb.it/reader_dettaglio_recensione.asp?id_recensione=4250

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