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mercoledì 21 aprile 2021

SCIARPE

 



Dei miei baci, dei tuoi baci,

 feci ghirlande

da appendere all’albero della vita.

E collane.

Perline che infilavo con amore.

Costruii sciarpe

a intiepidirmi l’inverno.



Solo, restano le stalattiti

di quelli mai dati,

abortiti, perduti,

dimenticati, negati

martedì 25 giugno 2019

TORNA

Ritorna ancora e prendimi,
amata sensazione, ritorna e prendimi,
quando si ridesta viva la memoria
del corpo, e l’antico desiderio di nuovo si versa nel sangue,
quando le labbra e la pelle ricordano, e la carne,
e le mani come se ancora toccassero.
Ritorna ancora e prendimi, la notte,
quando le labbra ricordano, e la carne…
(KONSTANTINOS KAVAFIS)


domenica 13 gennaio 2019

AMORE DI MAMMA #maternità #figli #ilsensodellavita #nutrimento #pace #serenità #gioia #Amore




Lo sento pulsare come un’onda
 che lambisce la spiaggia.
Si stende come un bimbo
che si stiracchia al risveglio.
Si allarga come lo sguardo
che scruta l’orizzonte:
è il mio cuore
quando penso a voi,
colori della mia vita,
grilli della mia estate,
pesci del mio mare.
E’ il mio cuore che vi abbraccia.
Piccoli grandi doni
del cielo.


Mistero gioioso
di questa sorprendente vita.             

IL MIO MONDO #amoredimamma #maternità #figli #ilsensodellavita #nutrimento #pace #serenità #gioia #Amore #rinascita #sogni



In questo corpo una duplice vita, ma una!
In questo gonfio ventre
due battiti, no, uno.
E il mondo poi, ha salutato lei,
la bellissima e dolce Isabella.
Il canto dell’usignolo che
ti allieta la vita;
la fresca fontanella dove
abbeverare il cuore quando è stanco.
Poi sei venuta tu,
birichina Felisia,
ammasso di carni tenere e rosee,
occhi scuri, naso a patatina,
manina grassottella.
Il mio mondo bellissimo è qui,
giostra di colori, suoni, odori.
E’ nella carezza di quella
manina soffice, di quegli occhietti,
di quella vocetta roca e argentina
che mi dice: “… nel letto ‘ammina” .*
o nel tenero bacio
un po’ umido
che mi desta la notte
e nel buio scorgo
gli occhietti vispi
della mia bimba
che si fa posto tra le mie lenzuola.
Il mio mondo bellissimo
è in questa casa
che scoppia di risa, di grida, di pianti, di giochi.
Di vita.

venerdì 15 settembre 2017

SCARABOCCHIO, parte II - Il microfono a Sonia Fiammetta #SFP

"FEDELE COMPLICITA'. Addio con brio."

Con la mano ancora salda alla maniglia, poggiavo la fronte sulla porta, le orecchie tese ad ascoltare il rumore dell’ascensore che ti portava via, gli occhi chiusi a ricordare il nostro lungo bacio di addio. Mi abbandonavo alla felicità, lasciandomela scorrere addosso come un dolce veleno. Sentivo nella mia bocca il sapore di te, di quell’ultimo bacio sull’uscio della nostra storia sottile.
Non ti ho chiesto mai quando… né se…saresti ritornato. Il tempo era per me un dettaglio stupido, inutile. Era importante mettere le essenze di fiori d’arancio nei pourpourì in salotto, quelle alla vaniglia in camera da letto, preparare tutte le musiche, i dettagli. Ma il tempo no. Non m‘importava. Ci dicevamo addio ogni volta. E ogni volta… ero felice.
Lentamente riaprivo gli occhi: tutto attorno a me era il palcoscenico di te.
Da smontare.
Con cura.
Con lo stesso amore dell’inizio.
Io, il falegname e lo scenografo.
Spegnevo lo stereo. Ciao, Chet Baker.
Avvolta nella magia di un silenzio ancora carico di noi, lentamente, svuotavo il vassoio della tua colazione. Tenevo tra le mani con estrema calma e lentezza la tua tazzina, guardavo il fondo del caffè che avevi lasciato: ci vedevo i tuoi lucidi occhi verdi assonnati. Bevevo l’ultimo sorso d’acqua dal tuo calice, come una ladra d’amore. Lavavo e posavo le tazzine del caffè e la caffettiera ancora bollente. Lavavo e asciugavo lentamente cucchiaini, piattini, bicchieri. La crepiera nella quale avevo saltato crepes improvvisate alle cinque e quaranta del mattino. E poi le tazze da tè: mi versavo nella tua ancora un po’ della mia tisana. Mela curcuma zenzero e cannella. Con il dito giravo lentamente intorno al filo d’oro della decorazione. Tu eri lì, in quei piccoli oggetti che mi erano serviti per allestire il palcoscenico di te. Eri nelle crepes che ti avevo improvvisato, o nello zucchero caduto dai cornetti, nell’odore delle mie tisane. Sì, ne avrei preso ancora un sorso.
Ora i servizi di porcellana erano al loro posto. Al loro posto i vassoi, le brocche, i miei sentimenti, la teiera, i piattini del dolce. Pulivo la tavola. I fornelli. Riponevo in credenza i biscotti, i cubetti di zenzero, le parole non dette, le emozioni di troppo, le mandorle.
E c’era ancora più amore nel riporre ogni cosa, nel riordinare ogni pezzo.
Ogni pezzo era una carezza. E ora erano tutte in fila. stipate nei mobiletti del cuore.
In camera, il letto era sfatto. Un frizzante venticello del mattino agitava lievemente le tende arancio, smuovendo nell’aria il mio profumo: non andavo a letto senza averne spruzzato due gocce dietro al collo e sul seno.  Io ... forse ero ancora lì. Lì c’era l’Anima che avevi amato.
Nello specchio dell’armadio guardavo i miei capelli sciolti e spettinati, il trucco un po’ squagliato, tanto da fare pendant col mio cuore di burro. Il babydoll di turno. Le gambe nude.
Ero la donna che avevi amato. Non la bambina che aspettavi. Ma una Donna. Troppi difetti, troppo imprevista. Non la ragazza con il velo da sposa. No. Solo un’anima nuda. E sola. Qualche lacrima, una ruga ed un capello bianco.
Dal cassetto, prendevo il mio quadernodellepiccolegioie. Annotavo con cura i pensieri, ciò che ci eravamo detti, i segreti che mi avevi confidato, le emozioni che mi si erano incollate sulla pelle.
Rifacevo il letto, portavo via la bottiglietta d’acqua dal tuo comodino, riponevo le tue ciabattine bianche. E… i nostri giochi segreti. Sìììì!! Un sorriso malizioso mi rallegrava il cuore e l’anima. Sentivo un giullare saltellarmi dentro. E giocolieri erano i ricordi che mi assalivano. I ricordi dei nostri giochi inventati come bolle di sapone.
Ogni volta mi lasciavi così. Innamorata fino al midollo. Felice nelle capriole dell’anima. Profumata di te. Sapevo che sarei rimasta in questo stato, inebetita, per qualche giorno. Prima di tornare alla mia vita. Alla mia vita densa e orientata, nella quale ti eri intrufolato zitto zitto, scivolando forse sotto la porta chiusa a chiave. Come un profumo.
“Gli incontri arrivano quando arriviamo a un limite, quando abbiamo bisogno di morire e rinascere emotivamente”.
E tu dopo il nostro incontro, eri nato. Ti avevo visto felice e nuovo, che mi cercavi, che ti facevi chilometri di stanchezza per venire.
Ma ora volevi morire ancora. Mi chiedevi il veleno. E io ti spalancavo la porta, ti davo la rivoltella, il pugnale, la cicuta. Vai. Vola, Anima. Addio con brio.
Ma ora eri lì, ero lì. La stanza sapeva di noi.
Mi accoccolavo adagio sotto le lenzuola.

E riprendevo... ad amarti.

domenica 18 dicembre 2016

TI VOGLIO BENE



Avete 26 e 25 anni. se penso a questi anni trascorsi insieme mi accorgo di quanto mi abbiate arricchita: rivedo il mio pancione, il tallone di Isabella che si muoveva, lo si vedeva a fior di pelle e faceva ridere tutti, e capisco che è come se quel pancione fosse rimasto per sempre pieno: la maternità è qualcosa che ti nutre per sempre, è emozione, ricordi magici, respiro di gratitudine verso la vita, è il pezzo più importante della tua storia. Mi rivedo a cantarvi la ninna, il capezzolo in bocca, quel grondare assurdo di latte a fontana, …a cucirvi i vestitini di carnevale, a prepararvi megafeste di compleanno con le mie torte meravigliose, rivedo le lunghe vacanze al mare a Diamante, i vostri apprendimenti: la letto-scrittura, il nuoto, il pianoforte. Isotta com’era emozionante vederti in piscina, o imparare l’uncinetto con la tua professoressa Anna! Quando penso che ci sono persone che i loro ultimi venti anni non li hanno riempiti con nulla d’importante, nulla che resti davvero, che disseti l’anima, un filo di arianna per avere sempre una bussola, l'orientamento… capisco quale sia il senso della vita. E se poi penso che mentre facevo la mamma mi nutrivo pure d’altro, allora pure oggi – come faccio ogni giorno- voglio ringraziare il cielo. I miei interessi culturali, la mia mente vivace e curiosa, un lavoro che amo e che mi ha dato la possibilità di essere indipendente a 22 anni nel mio paese, in questo paese!!, sono doni. Non sono figlia di ricchi professionisti, vengo da una famiglia numerosa e abbastanza povera, ho perso i genitori, abito in un paese che ti pone molti ostacoli: non ho avuto facilitazioni!! E ancora oggi mi è così difficile trovare persone con cui uscire, avere un dialogo mentale arricchente, condividere qualcosa, avere dove andare… qui non c’è niente. E allora meno male che ho un mondo interiore invece ricchissimo, profondo, fatto di ricordi preziosi filtrati da una fanciullina pascoliana. Meno male che ho imparato a perdonare, in primis me stessa.
“Ho capito che si possono curare le ferite solo quando hai il coraggio di perdonarti, di comprendere la natura fragile e complicata degli esseri umani. Ho aspettato tutta la vita di sentir dire “Ti voglio bene” dalla mia stessa voce, dal mio cuore a me, per comprendere finalmente che non possiamo ricevere amore dagli altri se non ne abbiamo prima ricevuto da noi stessi. Ho appreso che il dolore per la perdita di una persona cara ci pone impietosamente di fronte a noi stessi: tracci il bilancio della tua vita e vai alla riscoperta dei valori essenziali che ne sono guida. Ora so che dobbiamo scavare nel dolore con coraggio per superare le pungenti spine della mente” (dal mio romanzo LASCIA CHE SIA). Grazie, vita!